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L’Europa e il clima: per il settimo anno di fila, la temperatura è rimasta 1,11°C sopra la media preindustriale
Gli ultimi dati riportano che i cambiamenti climatici continuano senza precedenti. Secondo l’ultima relazione del IPCC, i cambiamenti provocati dal riscaldamento globale porteranno un aumento delle alluvioni e degli incendi fino alla siccità di alcune zone del nostro pianeta.   Il 2021, nonostante non abbia registrato il record assoluto di riscaldamento globale, ha visto una temperatura globale molto alta, soprattutto se consideriamo che quest’anno c’è stata La Niña, una pressione atmosferica che si verifica a livello dell’Equatore nel Pacifico orientale, famosa per il suo effetto rinfrescante. Come riportato dall’OMM, anche se l’aumento delle temperature, quest’anno è stato “solo” di 1,1°C, gli impatti del cambiamento stanno lasciando una scia di danni sempre maggiore. La situazione quindi è assolutamente critica, perché, se continuiamo su questa scia, l’aumento della temperatura sino a 2°C e l’aumento dei fenomeni meteorologici avranno degli effetti critici e irreversibili per tutti gli esseri viventi.   Ciononostante, l’azione umana può cambiare il corso degli eventi. Una rapida riduzione su vasta scala della produzione di gas a effetto serra che porti con sé un saldo di emissioni di CO2 pari a zero possono moderare gli effetti dei cambiamenti climatici L’Unione Europea è consapevole della gravità della situazione e per questo motivo ha presentato il pacchetto di riforme “Fit for 55”. Questo programma si pone l’obiettivo di tagliare del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica nel 2050. Non vi è niente di innovativo in questo programma, ma si presenta semplicemente come un’evoluzione della politica climatica europea attuale che prevedeva una riduzione del solo 60% entro il 2050. Il punto principale del piano riguarda la trasformazione del Sistema di scambio delle emissioni (Ets). Un sistema che fissa un tetto alla quantità di gas serra complessiva che può essere emessa dagli impianti industriali in tutta Europa, istituendo delle “quote” di emissioni che i vari enti possono scambiarsi, cosicché le aziende con più emissioni possano acquistare le quote di quelle meno inquinanti e quindi, inquinare di più. Un limite che ogni anno, dal 2004, viene ridotto.   Sicuramente la riforma non prevede solo questo, vi sono anche tante altre misure: entro il 2030, la Commissione europea ha posto l’obiettivo che almeno il 40% di tutta l’energia dell’Unione deve essere ottenuta da fonti rinnovabili; i governi dovranno aumentare la presenza di colonnine elettriche e pompe a idrogeno sulle stradi principali; entro il 2035 nessun veicolo potrà essere prodotto con motori a combustibili fossili, etc. Ma tutto questo sarà abbastanza? Sicuramente sarà il tempo a dimostralo, ma è anche certo che bisogna fare di più. Le conseguenze del continuo scioglimento del Permafrost sono e saranno irreversibili e il mondo non è pronto a subire una nuova crisi. Per il nostro bene, per il nostro futuro è necessario che vi sia un’azione globalmente condivisa, in modo che tutti, dalla grande impresa al piccolo uomo, facciano qualcosa. Diventa fondamentale essere educati ad avere maggiore cura dell’ambiente, ad adottare un lifestyle più green, ad essere più consapevoli, perché ogni nostra piccola azione ecosostenibile sarà un passo verso la nostra salvezza. Vitantonio Prezioso, Studente Scopsi, Università degli studi di Bari Aldo Moro.

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