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L’altra faccia del Covid
Siamo in un mondo segnato dall’emergenza sanitaria. Gli ultimi due anni sono stati devastanti ed hanno portato problematiche su diversi piani, soprattutto a livello sociale e mentale. Le persone colpite dal virus sono state spesso etichettate, rifiutate, discriminate, a causa del legame percepito con la malattia. Queste discriminazioni possono avere effetti negativi non solo sui pazienti, ma anche sulle loro famiglie, sui loro amici e sulla loro comunità. Molte volte chi si è ammalato di CoViD-19 può provare vergogna, colpa e senso di isolamento. Due anni di pandemia hanno cambiato le nostre abitudini ed il nostro modo di vedere la società, il mondo. Tutto ciò ha un peso soprattutto sulle giovani generazioni. I disagi dei disturbi psichiatrici in età pediatrica ed adolescenziale sono in aumento. Così come sono aumentate le richieste d’aiuto da bambini e bambine, ragazzi e ragazze. A segnalarlo non sono solo le famiglie, ma anche le scuole e le università. Il covid ha segnato per sempre il nostro modo di relazionarci agli altri, la nostra sfera sociale, le nostre amicizie. Porta ad accusare maggiormente la fatica sul lavoro e nello studio. Depressione, ansia, disturbo post traumatico da stress, insonnia, rabbia: questi sono solo alcuni (i più diffusi) dei disturbi psichiatrici provocati dal covid. I soggetti che risultano essere più esposti a questi rischi sono coloro che hanno vissuto la malattia in prima persona, vivendo quindi il contagio o che hanno avuto persone vicine malate o decedute, coloro che hanno perso il lavoro, o coloro che si sono trovati a dover vivere per lungo tempo in ambienti ristretti. Altra importante conseguenza della pandemia: la cosiddetta nebbia cognitiva post Covid. I suoi sintomi possono durare anche alcuni mesi dopo la guarigione. Si tratta di confusione mentale, difficoltà di concentrazione, amnesie, stanchezza cronica, senso di smarrimento. Ogni nostra abitudine passata sembra essere un sogno lontano nel presente. Andare a scuola, salutarsi, persino parlare. Tutto è diverso, tutto è diventato più freddo e distaccato. È come se si fosse persa la fiducia nei confronti di chiunque, perché chiunque può metterci in pericolo. Chiunque può infettarci o essere infettato. La comunicazione è stata spesso usata per fare terrorismo psicologico e in molti casi è riuscita nel suo intento. Avere paura di uscire di casa, di andare a trovare i parenti, di abbracciare i propri nonni. Avere paura di farsi male, ma soprattutto di fare del male agli altri. Sentirsi in pericolo ma al tempo stesso sentirsi un pericolo. Evitare di incontrare gente, di fare viaggi. La mascherina è diventata parte di noi ormai, nascondendo i volti ed i sorrisi. Anche l’ambiente scolastico è diventato più freddo. Sono anni, esperienze, emozioni che nessuno ci ridarà mai indietro. Possiamo sperare in un ritorno alla nostra normalità, seppure sembri essere comunque lontana. Il Covid ci ha cambiati, ci ha fatto vivere anni di terrore, ma ci ha anche svuotati. È difficile trovare una soluzione a tutto ciò, anche perché la soluzione è personale per ognuno di noi, non penso possa andar bene una generica. Opterei, però, col prendere in considerazione tutti questi effetti che spesso vengono oscurati. Il Covid non è solo malattia fisica. E, per tanto, deve essere curata in ogni suo aspetto.

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