Si continua a parlare di sanità in Europa con il webinar di Europe4future: “Sanità digitale e diritto alla salute” del 29 luglio 2021. Sono intervenuti: Francesca Porcelli, dottoressa di ricerca con PhD in Scienze Chimiche, Sales and Product Manager presso Mistral; Paola Vitellio, con PhD in Biologia, Quality and International Sales Specialist di Amolab; Paola Pisani, PhD in Biologia e Biotecnologie, Ricercatrice CNR, Sales Manager di Echolight. Ha moderato il confronto Mario Maffei, giornalista.
Si parla così di innovazioni interessanti, che rasentano il “fantascientifico” in ambito di sanità digitale. L’azienda Amolab, nata dall’entusiasmo di un gruppo di ingegneri, mette a disposizione competenze ed expertise da 10 anni, e si specializza in progettazione, sviluppo, produzione e commercializzazione di dispositivi medici che aiutano la comunità medica nella attività diagnostica. Ne parla Paola Vitellio:
“Il primo dispositivo di Amolab di cui parlerò è il sensitive touch, che si distingue a livello nazionale e internazionale nel monitorare in maniera oggettiva il travaglio di parto. Così si supera il limite dell’ecografia tradizionale veicolato dalla interpretazione del medico. Attraverso l’intelligenza artificiale il sensitive touch consente l’identificazione dell’angolo di progressione e rotazione della posizione fetale.”
“Poi c’è un’altra apparecchiatura, un ecografo altamente intuitivo e portatile, che consente l’identificazione dello stato di salute del polmone secondo tre parametri che forniscono lo stato della polmonite, lo stato del polmone in generale e un Covid Index che rileva se la polmonite è causata da Covid o no. Oltre a fornire l’indice di probabilità di polmonite da Covid ci indica lo stato di salute del polmone in toto. È un dispositivo che riesce a guidare l’operatore sia in strutture pubbliche che private e il suo utilizzo è possibile anche da parte di operatori meno esperti.”
Si prosegue con il contributo della dott.ssa Porcelli che parla di analisi del respiro a scopi di monitoraggio diagnostico. “Fino a qualche anno fa sembrava un argomento molto di nicchia e lontano dal diventare alla portata di tutti. I medici più anziani erano soliti associare l’odore alla patologia. Infatti l’analisi del respiro affonda le sue radici nelle antiche tecniche di medicina. L’azienda pugliese Mistral impiega questa tecnica su malattie ad elevato impatto sociale.”
“Il primo prototipo negli ultimi anni sviluppato da Mistral opera in modalità offline, diversamente dalle apparecchiature di questo genere. Nella progettazione del prodotto si sono messe in atto scelte importanti per rispondere alle esigenze dei medici e dei pazienti utilizzatori finali.
“Si tratta di un nuovo modo di pensare alle analisi, che consente di monitorare l’evoluzione di una malattia. La non-invasività della tecnica avvicina le persone allo screening, indipendentemente dalle cause di spazio e tempo, e divulga la possibilità di de-ospitalizzare. In Italia queste tecnologie sono state largamente usate (ad esempio il breath test, l’etilometro…), è infatti possibile testare la breath analysis su grandi numeri. La tecnologia è nobile solo se al servizio della nostra classe medica.”
Continua poi il viaggio alla scoperta della strumentazione diagnostica con Paola Pisani che ci parla di Echos, dispositivo di Ecolight Spa.
“Con l’azienda spin-off con sede a Lecce, nasce Echos, che risponde all’esigenza della diagnosi precoce della osteoporosi. Questa patologia è sotto-diagnosticata e il paziente la scopre in diagnosi tardiva, solo quando si frattura. Programmi di prevenzione quindi sono importanti. La tecnologia REM implementata nel dispositivo Echos permette al paziente di anticipare la diagnosi senza arrivare alla frattura. È una tecnologia molto particolare, non una ecografia tradizionale, ma va ad analizzare i segnali tramite una sonda ultrasonica; spesso questi segnali sono tralasciati, anche se importanti.”
“La modalità è semplice come una ecografia, cioè un esame rapido, la scansione dura meno di un minuto ed è guidata dal sistema analizzando vertebre lombali e femore prossimale, siti ad alto rischio di frattura, stando a quanto riferito dall’organo dell’Oms. Il software analizza in maniera automatica le informazioni producendo referto immediato con i parametri principali per il medico.”
Continua spiegando: “Si tratta di una tecnologia validata negli ultimi 10 anni analizzando oltre 30000 pazienti in tutto il mondo e dimostrando con pubblicazioni scientifiche la capacità eccellente di distinguere il paziente osteoporotico dal non e il fratturato dal non. Tecnologie eccellenti, che permettono programmi di monitoraggio a breve termine. Non si deve più aspettare due anni ma è possibile effettuare controlli ogni 2-3 mesi. È una tecnologia non a raggi x, che permette di abbracciare tutta la popolazione. Non rilascia solo informazioni sulla quantità di massa ossea, ma anche sulla micro-architettura dell’osso. Perché, se la struttura non è ben salda, l’osso non ha la capacità di sostenere lo scheletro, quindi il paziente cade e si frattura. Per qualsiasi età, pediatrica, giovane, anziana… può raggiungere il paziente allettato, che non deve sacrificarsi, l’esame raggiunge il paziente presso il suo domicilio. Privo di radiazioni, quindi adatto alle donne in gravidanza, permettendo di indagare l’osteoporosi in periodo di gravidanza, cosa fin’ora impossibile.” Conclude poi informandoci che per quanto fino ad ora tale tecnologia si sia occupata esclusivamente delle ossa, si pone oggi l’obiettivo di analisi di altri tessuti come la cartilagine e il tessuto muscolare.
Il resoconto sui macchinari diagnostici, nel suo approccio visionario, non si arrende all’esistente. Paola Vitellio risponde alla domanda: “Una caratteristica comune a tutti questi strumenti dovrebbe essere che sono portatili, prodotti da aziende tutte pugliesi, e che si tratta di tecnologie sviluppate da piccole-medio imprese. Quali difficoltà avete riscontrato?”
Rispondono nell’ordine, prima Vitellio: “I dispositivi sono accompagnati da certificati di unicità. Ma l’assenza di benchmark di riferimento ci porta nelle fasi iniziali ad avere bisogno di molto coraggio.”
Porcelli: “Sposare un sogno significa ritrovarsi davanti tanti ostacoli, burocrazia e l’assenza di fondi porta a fare delle scelte, ma le eccellenze anche in territorio pugliese non mancano. Le barriere formali si abbattono, queste tecnologie possono migliorare la qualità della nostra vita senza andare a togliere valore a quello che già esiste.”
Pisani: “Si dovrebbe incrementare il rapporto tra l’industria e il percorso accademico, per individuare personale che voglia investire nella ricerca e sviluppo del prodotto. Ci vogliono strategia e chiarezza.”
Giunge il momento di dibattito riguardo gli aspetti più commerciali. Dopo anni di lavoro si sviluppano device che devono gareggiare in contesti altamente competitivi: “Che tipo di difficoltà incontrate, e cosa potrebbe fare anche il legislatore comunitario?” chiede il giornalista Maffei.
“Diciamo che scontrarsi con i big player non è semplice.” Interviene Vitellio. “Utente e comunità medica li vedono come sinonimi di garanzia; il marketing diretto permetterebbe di mettersi al pari e far capire che si è al pari o anche, perché no, superiori al big player.”
Porcelli espone la sua soluzione: “Incrociare quello che già c’è con la richiesta. C’è tanta curiosità sia da parte del personale medico che dei pazienti, la difficoltà sta che nel fatto che tutte le diagnosi di screening di questo tipo, non essendo nelle indagini previste in elenco, portano banalmente la difficoltà per il medico di prescriverle e per il paziente di chiederle. L’idea potrebbe essere aprire un canale alle tecnologie applicative sperimentali, accessibili a chi vuole sperimentarle e non obbligatorie. Opportuno testare una casistica molto ampia, questa potrebbe essere una soluzione.”
“Difficoltà solo burocratiche o ci sono anche delle resistenze, dott.ssa Pisani?”
L’intervistata risponde: “Si, ci sono anche resistenze. Da una parte le PMI innovative con alti gradi, dall’altra la scarsa capacità promozionale e commerciale, creano delle barriere, con conseguente basso grado di produttività.”
“La soluzione sarebbe dare priorità all’innovazione e potrebbe essere di aiuto disporre di un database con tutte le PMI innovative, così che la comunità medica possa essere costantemente aggiornata e abbia la possibilità di scegliere.”
I grandi marchi temono in parte anche questo tipo di concorrenza, le soluzioni sembrano essere utili e praticabili e al servizio del paziente. Ora abbiamo il Pnr che stanzia 4 miliardi per la digitalizzazione della sanità, risorse da indirizzare in maniera efficace. A questo proposito i tre esperti si alternano con le proprie osservazioni.
Vitellio: “Nell’ottica di digitalizzazione e telemedicina ci sarebbe l’esigenza di snellire le procedure, deospedalizzare con cure a domicilio e alleggerire un sistema sanitario nazionale molto affaticato.”
Porcelli: “Io penso di poter palare per tutto il mio team. Veniamo con un prodotto nato grazie al finanziamento pubblico. Non sempre gli obiettivi prefissati vengono concretizzati, ma qui lo abbiamo dimostrato e ci piacerebbe poter ripetere l’esperienza, mettendola al servizio del pubblico, sarebbe un onore per noi riuscirci”.
Pisani: “Questi strumenti serviranno per riconoscere la casa come primo di luogo di cura della salute”. Dispositivi portatili, senza raggi x, con analisi automatizzata in grado di dare al medico sistemi intelligenti collegati online per la telemedicina e il teleconsulto. Lo abbiamo visto durante la pandemia, la maggior parte dei pazienti ha trascurato le malattie (ad esempio, i malati oncologici).”
Si chiude così l’ottavo webinar, con uno scorcio di futuro che è già presente, con animo ottimista cala il sipario sulla prima fase di incontri che riprenderanno a settembre.
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