EUROPE4FUTURE
I giovani sono importanti agenti del cambiamento e il loro ruolo è essenziale per costruire società pacifiche e democratiche. Tuttavia non bisogna dimenticare o trascurare gli effetti terribili e minatori della pandemia sulle nuove generazioni, sotto tutti i punti di vista. Tra i problemi senza alcun dubbio più rilevanti i giovani europei ed il loro futuro, rientrano quelli relativi allo sport, alla cultura e all’istruzione.
Sappiamo benissimo quanto lo sport sia veicolo di inclusione, di legami, di crescita costruttiva per i nostri ragazzi e di passione.
Verso la fine del 2009, con la ratifica del Trattato di Lisbona, gli Stati membri dell’Ue si sono impegnati a incoraggiare lo sport attraverso il potenziamento delle strutture e delle occasioni sportive. Da allora lo sport è entrato a far parte delle politiche dell’Unione non solo per il suo ruolo fondamentale dal punto di vista del benessere e della salute, ma anche per il suo alto valore sociale ed educativo.
Emerge tuttavia in dilemma interessante: tutti praticano una sport? Tutti hanno questa possibilità da un punto di vista economico e strutturale?
Da un’indagine di Eurobarometro emerge che la percentuale di europei che dichiara di praticare uno sport almeno una volta alla settimana è pari al 40%.
Ovviamente le percentuali e i numeri molte volte dicono tutto e non dicono niente. Uno dei più grandi problemi che affligge alcuni paesi dell’Ue riguarda le infrastrutture, molto spesso datate, spesso fatiscenti ed in alcuni casi addirittura inesistenti in certi territori. Nella maggior parte degli sport quest’ultime sono fondamentali per consentirne lo svolgimento: basti pensare al nuoto, alla danza, alla pallacanestro o ancora alla pallavolo. Parliamo di realtà sportive che per essere praticate necessitano di grandi infrastrutture, ma anche di notevoli fondi ed investimenti a livello europeo.
Tuttavia emerge un altro problema fondamentale: la mancanza di una vera e propria cultura dello sport.
Nel contesto scolastico il tempo dedicato allo sport e alla sua cultura è ridotto alle due ore settimanali. In alcuni casi addirittura la mancanza di infrastrutture impedisce la pratica delle due ore di educazione; in questi casi il problema di fondo è sempre il medesimo: la mancanza di finanziamenti. Questi fattori spingono il più delle volte i nostri ragazzi a vivere queste ore come una terribile perdita di tempo, alimentando in loro una scarsa attitudine verso una qualsiasi attività sportiva.
Sempre dall’indagine di Eurobarometro emerge come l’educazione, il reddito e la condizione familiare sono direttamente connessi alle abitudini sportive: la percentuale di persone che non fa movimento sale infatti al 64% tra coloro che hanno abbandonato gli studi entro i 15 anni, è del 47% tra coloro che vivono da soli e del 56% tra quanti denunciano difficoltà economiche. Fattori di cui senza alcun dubbio bisogna tener conto, soprattutto all’interno di un contesto fortemente deteriorato dalla Pandemia.
Al cospetto di queste difficoltà evidenti, l’Europa del futuro dovrà consentire a ciascun ragazzo, indipendentemente dall’età e dalla situazione economica, di praticare un’attività sportiva, includendo tutti con pratiche armoniose ed innovative.
L’Europa dovrà dunque garantire maggior presenza di infrastrutture, sia all’interno del contesto scolastico, sia al di fuori, garantendo così ai ragazzi la pratica di un’attività sportiva.
I fondi in quest’ambito sono fondamentali, in quanto conosciamo molto bene i benefici e i vantaggi di una sana attività sportiva per i nostri ragazzi: spirito di squadra, la socializzazione, l’integrazione e la fiducia verso il prossimo.
Sul tema dell’istruzione invece gli sforzi sostenuti dall’Europa sono stati sempre importanti e notevoli, poiché la stessa Ue ritiene opportuno fornire ai propri cittadini un elevato livello di istruzione e di formazione. La Commissione ha adottato nel 2020 due iniziative che rafforzeranno il ruolo dell'istruzione e della formazione nella ripresa dell'UE dalla crisi del coronavirus. Delineando un progetto per uno spazio europeo dell'istruzione da realizzare entro il 2025, la Commissione propone nuove iniziative, più investimenti e una maggiore cooperazione tra gli Stati membri per consentire a tutti gli europei, indipendentemente dall'età, di beneficiare della ricca offerta didattica e formativa dell'UE. La Commissione ha anche adottato un nuovo piano d'azione per l'istruzione digitale, con un notevole potenziamento delle competenze digitali per compiere la trasformazione digitale.
La situazione relativa al rapporto ragazzi-istruzione nel contesto europeo differisce in base allo stato di appartenenza, nei modi in cui quest’ultimo riesce a trasformare i fondi stanziati dall’Europa in varie opportunità.
La situazione italiana da questo punto di vista è poco confortante, in quanto una buona percentuale di ragazzi o abbandona gli studi. Altri invece nonostante i vari titoli in possesso, non riescono a trovare un lavoro pertinente alle proprie competenze ed aspettative.
Recentemente è emerso che il 25 % dei ragazzi non lavora e non studia, delineando un quadro clinico a cui lo stato dovrà porre assolutamente rimedio.
Come? Migliorando immediatamente il sistema scolastico, individuando i punti di forza e di debolezza. Lo Stato dovrà distribuire e stanziare maggiori fondi per rendere le scuole più efficienti e al passo con i cambiamenti sociali e tecnologici promossi dall’Ue.
Le scuole, i docenti e i presidi dovranno cooperare per la realizzazione di un sistema idoneo alle esigenze dei giovani e che funga da trampolino per i loro futuri desideri lavorativi.
Un Europa forte nel futuro è possibile e realizzabile, ma c’è bisogno che tutte le componenti navighino nella stessa direzione, quella dell’Europa del Futuro!
Michele Gagliardi, studente della Magistrale SCOPSI presso l’università degli studi di Bari Aldo Moro.