Gli accordi di pace del 2016 sono stati in gran parte disattesi e la comunità internazionale si gira dall’altra parte.
Alla luce di questo anche il ruolo dell’Europa come player internazionale credibile sui tavoli della pace appare compromesso.
A pagare il prezzo più alto, le donne, in particolare quelle delle comunità rurali, che hanno creduto veramente negli accordi di pace e ne sono state le animatrici.
L’atto di accusa arriva dal workshop “Colombia-Europa: Donne al centro della lotta per la Democrazia”, a cui hanno partecipato:
Doriana Sarli, deputata, gruppo parlamentare ManifestA;
Giovanna Martelli, osservatrice internazionale alle elezioni, Noi Rete Donne;
Lucia Capuzzi, giornalista della redazione esteri di Avvenire.
Hanno moderato l’incontro: Daniela Carlá, direttrice generale PA e Marilú Mastrogiovanni, fondatrice Forum delle giornaliste del Mediterraneo.
Lucia Capuzzi, giornalista della redazione esteri di Avvenire ha ricordato che: “L’accordo di pace era intelligente, fatto bene, ma non è stato applicato. La guerra per il controllo del traffico di coca sta tornando. Ne fa le spese la Colombia rurale che ha creduto nell’accordo. La strage dei leader, referenti delle comunità rurali, dove lo Stato non c’è, ne è la prova: i leader sociali, impegnati per il processo di pace vengono ammazzati. Ne sono stati uccisi oltre mille. Questo nell’indifferenza totale della comunità internazionale, che deve chiedere conto del perché non è stato applicato l’accordo. Guardando poi all’Europa: serve un atto di responsabilità anche per l’Ucraina; stiamo dando fiato alle tifoserie da stadio e questo non rende giustizia né all’Ucraina, né ai russi che sono scesi in piazza contro la guerra né rende giustizia a tutti i popoli in guerra”.
Giovanna Martelli ha sottolineato che: “La guerra in Colombia è già caduta addosso all’Italia, tanto che l’Italia ha pagato il prezzo più alto, con la morte di Mario Paciolla. Su questo non è stata fatta un’operazione di verità. La politica italiana deve intervenire. L’impegno dell’Italia deve essere anche sulla rappresentanza femminile: solo due donne sono state elette. Se le donne non sono rappresentate, il meccanismo di cambiamento positivo si interrompe. Le donne sono le uniche che possono portare un’azione pacificatrice, sia perché sono quelle che hanno pagato il prezzo più alto nel corso del conflitto sia perché sono già impegnate per l’attuazione degli accordi di pace”.
Per Doriana Sarli “i risultati delle primarie danno speranza. A maggio ci auguriamo che con le elezioni si segni la fine di un’epoca di conflitto e d’instabilità governativa. E’ necessario però che intervenga la Commissione di verità sulla violenza sui corpi delle donne”, ha concluso.
E’ poi intervenuta dal pubblico Francesca Casafina, dottoressa di ricereca che ha discusso una tesi sul corpo delle donne in Colombia, pubblicando il libro La memoria vivida. Corpi, genere e violenza in Colombia (1990-2020) (Nova Delphi, 2021): “Il movimento pacifista – ha detto - è iniziato nei territori segnati dalla fumigazione. La questione ambientale e quella della pace sono intrecciate dentro al conflitto colombiano, che è molto territoriale, con dinamiche tra i gruppi armati, dove le donne si sono spese per la restituzione delle terre, contro il narcotraffico, le miniere illegali, la fumigazione, e sono state punite con la violenza per la loro attività politica.
La Commissione per la Verità ha usato moltissimo il materiale delle donne, le loro mappature sulle violenze di genere. Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fossero stati i movimenti e i comitati, le loro denunce e i loro studi”.
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