Le politiche di genere negli appalti pubblici, come acceleratrici di innovazione sociale, per allinearsi ai parametri europei, verso l’Agenda 2030
Gender empowerment e gender mainstreaming: sono i due pilastri delle politiche di genere della Ue.
A livello internazionale il dibattito è acceso: c’è legittimazione e riconoscimento dell’importanza di questa pratica. Molti studi in Cile, Irlanda, Svizzera hanno dato prova che si tratta di una misura efficace.
“E’ un ottimo inizio averlo inserito nel PNRR, ma è necessario inserirlo nel bilancio dello Stato. Abbiamo bisogno di correre veloci sulla parità di genere, non solo su PNRR”: lo ha affermato Giovanna Badalassi di ladymomics.it nel corso dell’incontro su “Gender procurement e appalti pubblici” svoltosi il 29 marzo alle 18.
Bettina Giordani, esperta di appalti pubblici e parità di genere, ha ricordato che ci sono delle norme che negli appalti prevedono delle premialità per le aziende che siano attente alla parità di genere. Però – ha precisato – è necessario colmare il divario con un maggiore intervento delle amministrazioni pubbliche che spesso vanno in deroga a queste norme, soprattutto quando si tratta di settori a maggiore concentrazione di manodopera maschile come per esempio quello edile. Invece “gli appalti servono per migliorare la vita delle persone e migliorare la collettività, perché non bisogna più scegliere l’offerta più vantaggiosa ma anche quella più sostenibile, cioè quella che migliora la vita di tutti, inclusi i giovani, anziani e le donne, dando loro lavoro”.
Elena Bonetti, ministra per le pari opportunità e la famiglia si è concentrata sulle misure incluse nel PNRR per dare un’accelerata verso la parità di genere, a partire dagli appalti pubblici: “Il gender procurement è una delle azioni che stiamo mettendo in campo anche grazie agli stimoni che sono arrivati negli anni dalle rete di “Noi rete donne”. Il PNRR rappresenta per il nostro Paese un inedito paniere di risorse economiche ma anche di progettualità, ha affermato. Non possiamo esaurire il PNRR nella grande sfida di portare a termine i progetti nei tempi, perché se questi progetti non sono accompagnati da un processo di profonda riforma del Paese, sarà un piano senza futuro, se non ha un effetto moltiplicativo degli investimenti e della riforma strutturale del Paese.
Le politiche di pari opportunità non sono solo riparative di un gap ma si inseriscono in una visione rivoluzionaria, come quella del gender procurement, che vede la legislazione come attivatore di processi. E’ un modo nuovo di legiferare capace di attivare un rinnovamento sociale.
Questa leva ha un effetto straordinariamente forte non solo sui settori già “femminili” su cui il PNRR va ad agire, ma anche in settori dove non c’era una presenza femminile, come ad esempio le infrastrutture. Le clausole di premialità e condizionalità sono fondamentali ma le pari opportunità devono essere convenienti. Con la prassi Uni 125/2022 introdurremo nelle imprese elementi di qualificazione per quanto riguarda la promozione del lavoro femminile e la riorganizzazione del lavoro nell’ottica di condivisione del carico di cura, perché non gravi solo sulla donna. La certificazione per la parità di genere porterà alle imprese degli sgravi fiscali, perché quella che ha certificazione di genere è un’azienda che sta immettendo nel sistema- Paese un valore aggiunto, che è quello dell’introduzione di un percorso innovativo.
Da oggi e fino al 2026 il PNRR prevede un accompagnamento per le piccole e medie imprese che si avviano alla certificazione di genere, che sarà gratuita, ossia finanziata.
Questo sarò un elemento di premialità in tutti gli appalti pubblici.
Lo abbiamo già inserito nel disegno di legge sulle concessioni demaniali al vaglio del Parlamento. Questa è una visione di futuro capace di innescare l’ empowerment femminile e le pari opportunità”, ha concluso.
Sono intervenute:
Giovanna Badalassi, esperta in valutazione, ricerca e analisi statistica delle politiche pubbliche in materia di Politiche di Genere, Welfare e Lavoro, coautrice del blog www.ladynomics.it;
- Luciana Sonnante
- Valentina Cardinali, ricercatrice Isfol sui temi del mercato del lavoro italiano ed europeo e docente di Sociologia generale e Sociologia dei fenomeni politici presso l'Università di Roma "la Sapienza"
- Andrea Tardiola, direttore generale Inail
Hanno coordinato i lavori:
- Daniela Carlà, dirigente generale Ministero del lavoro
- Tindara Addabbo, Professoressa associata raggruppamento Politica Economica presso l'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Componente del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche (CAPP) Dipartimento Politica della stessa università
Marisa Cinciari Rodano, partigiana e fondatrice con Daniela Carlà di “Noi rete donne” ha salutato la rete.
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