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L’Unione Europea del cinema

David Sassoli, ex Presidente del Parlamento europeo scomparso lo scorso 11 gennaio, ha sempre creduto in una visione ottimistica dell'Europa: il suo è stato un progetto in divenire basato sui valori della solidarietà, dell'inclusione, dell'uguaglianza, dell'integrazione, del superamento della povertà educativa e creativa. Sarebbe utile soffermarsi su questo ultimo punto del suo operato, focalizzandosi su una problematica che colpisce sia l'Italia che il resto dell'Europa, specie in questi ultimi anni caratterizzati da un senso di isolamento sociale generato da una gigantesca causa di forza maggiore chiamata COVID-19. Coloro che più di tutti hanno subito questa "clausura forzata" e ne hanno risentito in termini fisici, psichici, sociali, culturali, sono stati i giovani: tra didattica a distanza e serate pizza e giochi di società chiusi in casa, la possibilità di uscire, socializzare, riunirsi in luoghi di aggregazione è stata quasi del tutto annullata.

Nell'ultimo anno, la situazione non è poi cambiata molto. Secondo gli ultimi dati rilasciati dall'iniziativa Eurostat "I giovani europei" nel 2021 vi è stata una riduzione considerevole delle occasioni di socialità per i ragazzi dai 16 ai 18 anni: ad esempio, solo il 23% dei giovani italiani è andato al cinema una o due volte negli ultimi mesi, contro il 36% dell'Ungheria; il 47% non è mai andato ad un concerto nell'ultimo anno rispetto al 28% della Slovenia e al 60% della Francia; diminuisce anche la frequenza d'incontro con i propri coetanei, infatti il 13% dichiara di non essere per nulla soddisfatto del proprio tempo libero.

A questo punto, una domanda sorge spontanea: gli spazi giovanili, quei contesti in cui collettività e creatività sono al servizio dei ragazzi per favorire crescita e coesione, esistono ancora o la pandemia li ha ridotti in luoghi disabitati senza una ragione d'uso? L'Unione Europea nel corso della sua lunga vita ha sovente cercato di agevolare gli Stati membri mediante politiche giovanili che permettessero la creazione di spazi in cui la gioventù dei millennials potesse esprimere il proprio sé facendolo soprattutto in gruppo. I cosiddetti centri di aggregazione hanno la finalità, secondo la definizione dell'Istat di "promuovere e coordinare attività ludico-creative, sociali, educative, culturali e sportive, per un corretto utilizzo del tempo libero". Lo tsunami pandemico ha ridotto a "meno di zero" l'operatività di questi presidi giovanili, in quanto il contesto della socialità da essere tangibile, s'è trasformato in una sorta di realtà virtuale, nella quale i social network hanno spodestato i tradizionali centri di aggregazione come occasioni di incontro e condivisione di contenuti ed esperienze. Per quanto la rivoluzione digitale possa considerarsi un nuovo modo di essere europei in Europa, di essere connessi oltre lo spazio e il tempo, costituisce oggi un deterrente per la comunicazione interpersonale, per fare rete all'interno del tessuto sociale e civile.

Le disuguaglianze socio-economiche hanno incrementato il senso di inadeguatezza e di esclusione sociale, percepito dai ragazzi dai 13 ai 18 anni come un segnale di abbandono, in ambiente micro da parte della famiglia, in quello macro dalle istituzioni e dalla politica. Un microcosmo quello del centro di aggregazione, reso possibile in Italia attraverso la legge 285/1997, radicato nei più ampi contesti regionali italiani. Fino al 2018, stando ad un'indagine Openpolis, 11,3 utenti ogni 1000 residenti sotto i 18 anni erano coinvolti nelle attività di questi spazi ludico-educativi. Dal 2019 in poi, ancor prima del periodo pandemico, i gap regionali sul fenomeno si sono ampliati, con poco più di un terzo di ragazzi che affermano di vedersi coi propri coetanei una volta a settimana, spesso anche meno.

Sono dati sulla carta alquanto allarmanti, ma non predittivi di un'estinzione di questi sistemi integrativi. Le rappresentanze europee s'impegnano quotidianamente nel fornire nuove opportunità per i giovani, attraverso la formulazione di bandi che permettano l'attivazione di "oasi sociali", al fine di incitarli alla socializzazione per mezzo di una progettualità. Erasmus + ne è l'esempio emblematico, il nuovo programma dell'Unione europea nei settori dell'istruzione, formazione, gioventù, sport, per il periodo 2021-2027. "L’istruzione e la formazione inclusive e di alta qualità, nonché l’apprendimento informale e non formale promossi da Erasmus+, sostengono i partecipanti di tutte le età  e permettono di raggiungere le qualifiche e le competenze necessarie per una partecipazione attiva alla società democratica, una reale comprensione interculturale e la transizione verso il mercato del lavoro". 

Tuttavia, questo non basta. Occorre andare oltre la prospettiva istituzionale, pensare in termini di partecipazione attiva della cittadinanza al progresso delle politiche giovanili, saper coniugare creatività e inclusività, le tradizionali e moderne forme di comunicazione con le più alte espressioni artistiche. Il cinema ad esempio, la settima arte che è accessibile a tutti, nessuno escluso, costantemente a disposizione di giovani talenti in ambito sia sociale che più prettamente professionale. Anche il cinema inteso come luogo fisico, è sempre stato una fonte preziosa di incontro e aggregazione, prima e dopo la visione di un film. Come mettere insieme questi due aspetti? Coniugando lo spirito d'intraprendenza adolescenziale, la voglia di uscire e farsi nuovi amici, con la realtà del cineclub, in modo da favorire i cineforum, occasioni in cui stimolare l'imprenditorialità e il dibattito culturale.

I cineclub sono già presenti sui territori nazionali ed europei, ma per poter incentivare la socializzazione giovanile, potrebbero essere presenti circoli cinematografici gestiti interamente da una classe di scuola media o superiore, in forma sia volontaria che sovvenzionata da eventuali fondi europei. Il tutto in una prospettiva di "networked cinemas", con l'obiettivo di dar vita ad una vera e propria rete che favorisca la cooperazione fra ragazzi e la rinascita dell'impresa del cinema, che negli ultimi due anni ha subìto dei contraccolpi non indifferenti. In questo modo, l'utopia di Unione Europea del cinema, prospettata già verso la seconda metà degli Quaranta potrebbe riprendere piede, ma in chiave teen e senza vincoli di natura politico-economica.

Laura Birardi Mazzone, STUDENTESSA SCOPSI Università degli studi di Bari "Aldo Moro"

FONTE IMMAGINE: https://www.bergamonews.it/2017/02/03/giovani-e-cinema-questo-sconosciuto/244564/

Altre fonti:

https://www4.istat.it/infografiche/giovani-europei/

https://www.openpolis.it/esercizi/i-centri-di-aggregazione-nel-contrasto-della-poverta-educativa/

https://www.istat.it/it/files//2015/08/Glossario-2012.pdf

http://www.erasmusplus.it/

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