È difficile pensare ad un problema più stingente di quello della salute fisica, questo perché tipicamente ci si impegna a trovare soluzioni soprattutto quando l’ambito colpito è proprio questo. Nel periodo storico che stiamo vivendo ancor di più, e agire diventa immediato quando i sintomi sono evidenti, quando è facilmente percepibile dall’esterno. Ma cosa succede se il dolore, il disagio, non è percepibile ad occhio nudo? Se il dolore di cui parliamo è mentale? Con l’avvento della pandemia ci si è trovati impreparati non solo sulle tanto discusse ripercussioni fisiche e problemi pratici di gestione, ma anche ripercussioni mentali che nessuno si sarebbe mai aspettato di avere. Dallo scoppio della pandemia da covid 19 c’è stato un aumento di disturbi depressivi, ansia e stress
Numerosi studi hanno dimostrato che tutte le fasce d’età sono state colpite da questi disagi, dai più piccoli ai più grandi e che è stata riscontrata una percentuale maggiore in coloro che avevano una situazione socio-economica già precaria. Questi disagi colpiscono in maniera più o meno grave, si va da una buona fetta di popolazione che segnala stress e poco benessere psicologico, sino ad arrivare a depressione grave e pensieri suicidi. Ovviamente è automatico pensare che da essere un problema celato diventa urgente nel momento in cui tutto questo si ripercuote in modo tangibile sulla vita della persona. A livello fisico sono stati riscontrati disturbi del sonno più o meno gravi principalmente insonnia poi nevrosi e problemi alimentari.
A livello sociale le conseguenze che rivestono la sfera mentale conseguentemente all’impatto della pandemia sono diverse, minore concentrazione sul lavoro e a scuola, problemi in famiglia e con il partner, problemi nell’interfacciarsi conseguentemente con altre persone. Per i più giovani è stato riscontrato una minore propensione alle attività all’esterno e l’aumento dell’utilizzo di supporti tecnologici, aumento del tempo loro dedicato, più che raddoppiato. La cosa davvero più preoccupante è che i numeri dimostrano che questo tipo di problemi riguardano anche i più piccoli, i bambini. L’obbligo di permanenza a casa per lunghi, lunghissimi periodi dettati dal lockdown ha portato allo sviluppo di disturbi d’ansia, attacchi di panico e anche problemi depressivi sin dalla più tenera età.
Diventa necessario quindi sottolineare quanto sia urgente ad oggi riconoscere che quando si parla di salute non si dovrebbe fare una differenza in ordine di importanza tra quella fisica e quella mentale poiché una trascina l’altra. Sarebbe assurdo se ancora nel 2022 venisse fatta questa distinzione e se tali problemi venissero sottovalutati. Purtroppo però va riconosciuto che ad oggi nel nostro paese l’accesso a supporti psicologici è davvero difficoltoso e dispendioso. Non tutti possono permettersi di investire modiche cifre di denaro per ricevere supporto, e i tempi burocratici infiniti rendono difficoltoso anche l’accesso allo psicologo gratuito tramite consultorio presso la propria asl di riferimento.
Gli specialisti affermano che si tratta di un problema incalzante e che bisognerebbe correre ai ripari prima che la situazione sfugga completamente di mano e si arrivi ad un punto di non ritorno. Basti guardare l’esempio della popolazione giapponese che aveva già un numero di suicidi tristemente alto e che recentemente è tornato a salire. Chiave. Sarebbe ottimale investire in questo ambito, proprio recentemente si è parlato in lungo e in largo del grande paradosso italiano, il bonus psicologo escluso dalla legge di bilancio del 2022 surclassato dal bonus lavandini. Queste amaramente sono il tipo di scelte prioritarie che vengono fatte a livello legislativo, poiché è evidente che ancora non viene riconosciuta come un’emergenza quella del benessere mentale.
Ovviamente a livello di proposte questa era una fra tante, a livello europeo invece sono nati molti siti online che permettono di avere un supporto psicologico a distanza, anche da una nazione all’altra a prezzi sicuramente più ragionevoli. Insomma sembrerebbe che dove non arrivano le leggi, dove si ferma la burocrazia e dove non avviene intervento pubblico, i privati si fanno avanti e vanno incontro ai problemi della gente. Il problema della salute mentale è davvero urgente, sta bussando alle case di molte persone e un piano per mediare questa situazione sarebbe quella di istituire dei bonus a livello europeo da dividere equamente tra le nazioni. Potrebbe essere una soluzione dal momento che se una nazione non si mobilita autonomamente tramite la spinta europea qualcosa ci si auspica che possa cambiare.
Simonetta Favuzzi studentessa SCOPSI Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari