Tra i problemi principali che riguardano l’Unione Europea centrale è nel dibattito pubblico e politico il tema dell’ambiente e del clima.
Il clima è in gran parte dominato da elementi quali la latitudine, la topografia, la distribuzione geografica della terra e del mare, le correnti oceaniche e la natura ed influenza della vegetazione e dei suoli. I cambiamenti climatici ci sono sempre stati nella storia del nostro Pianeta, ma i motivi alla base dei cambiamenti attuali sono innescati dall’uomo e dalle sue attività. Ecco perché è più corretto parlare di crisi climatica che di climate change.
Le attuali variazioni, infatti, oltre ad essere repentine, sono causate per lo più da infrastrutture rigide e complesse appartenenti alle città ed ai sistemi produttivi dei Paesi più industrializzati.
Spesso però, nonostante i progressi compiuti ed il contributo dell’UE, sono necessari maggiori sforzi. Ritroviamo infatti, ancora oggi, numerosi comportamenti ambigui da parte dell’Unione Europea e dell’Italia.
In queste settimane sta rimbalzando un po' ovunque la notizia che molte compagnie aeree stanno facendo volare i propri aerei senza passeggeri. Dietro al fenomeno dei cosiddetti “aerei fantasma” ci sono alcune regolamentazioni europee per l'assegnazione degli slot negli aeroporti.
Queste regole nascono per favorire la concorrenza, permettendo alle compagnie più giovani di aggiudicarsi gli slot orari qualora non vengano utilizzati a sufficienza dalle compagnie che occupano le fasce orarie più favorevoli. Gli slot sono un patrimonio economico fondamentale per le compagnie aeree, in quanto permettono orari più favorevoli per i passeggeri rappresentando così un gran vantaggio soprattutto per le compagnie più piccole.
Oggi però, grandi e piccole compagnie, pur non avendo passeggeri a bordo, come è accaduto durante la pandemia, sono costrette a far decollare i loro voli per non perdere i loro diritti di atterraggio e decollo, nonostante sia economicamente e ambientalmente svantaggioso. Così nei cieli europei volano, migliaia di aerei con il solo personale a bordo e tutto ciò impatta notevolmente in termini di emissioni di CO2, ma soprattutto si pone in netto contrasto con gli obiettivi del Green Deal europeo.
Altra misura contrastante riguarda la decisione presa dall’Unione Europea dal 3 luglio. I Paesi europei hanno vietato la vendita di alcuni prodotti usa e getta in plastica come cotton fioc, posate e piatti, cannucce, aste per palloncini, e alcuni contenitori per cibo e bevande.
Ma esiste un’altra direttiva UE che non è ancora entrata in vigore: la plastic tax. Grazie a questa imposta, il costo degli imballaggi non riciclabili incrementerà e si spera che possa portare consumatori e produttori a scegliere prodotti più ecologici. L’entrata in vigore era fissata per luglio 2020, è stata spostata al 2023, in quanto considerata troppo gravosa per i produttori e gli importatori di plastica già penalizzati dalle misure di contenimento della pandemia.
Di certo non potremo posticipare all’infinito: molto probabilmente non abbiamo più il tempo di aspettare l’entrata in vigore di nuove direttive per cambiare il nostro comportamento.
Tra le per far fronte alla crisi climatica l’Unione Europea dovrebbe avere come obiettivo adottare sicuramente misure urgenti partendo dall’integrare come misure per la protezione dell’ambiente nelle politiche nazionali che abbiano però interventi tempestivi, concreti e coerenti. Altro obiettivo sarà quello di rendere consapevole le cittadine e i cittadini migliorando l’istruzione e la sensibilizzazione riguardo le conseguenze ed i rischi della crisi climatica, la quale sta incrementando il numero dei disastri naturali. Altro accorgimento sarà quello di accelerare la produzione di energie rinnovabili e materiali riciclati, iniziando a ridurre drasticamente il nostro consumo di acqua in bottiglia e di imballaggi di plastica usa e getta, prediligendo il più possibile alternative biodegradabili o riutilizzabili.
Samantha Attolico studentessa SCOPSI, Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari.