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La Puglia e le immigrazioni

Sfruttamento e caporalato, attraverso queste due parole è possibile descrivere il fenomeno delle immigrazioni nel Sud Italia. In particolare, per la regione Puglia, numerosi sono gli anni passati nell’indifferenza e incuranza. La Puglia, secondo i dati ISTAT 2021, è la regione Italiana con superficie agricola più estesa, il 65,4% viene utilizzato a fronte del 40% medio delle altre regioni. Ulivi e uliveti (Bari e Taranto), cereali e asparagi (Foggia), ciliegie (Bari), e ancora cavoli, peperoni, lattughe e carciofi vengono coltivati su tutto il tacco. Queste innumerevoli piantagioni necessitano di una forte manodopera e in questo vengono impiegati migliaia di migranti. Ad oggi, però, bisogna sconfessare un falso mito: la paga non è bassa. Si passa dai 4€ a cassone per il pomodoro lungo ai 5/6€ per i pomodorini. In un giorno, un bracciante, può arrivare a racimolare anche 100€ lordi al giorno ma tutto ciò ha un però.

Le grandi cifre, raggiungibili in meno di ventiquattro ore, rappresentano una leva di attrazione per molti extracomunitari. In realtà questi soldi non vanno nelle tasche dei braccianti, la paga giornaliera media si aggira intorno alle 30€. Oltre 10 milioni di euro vengono sottratti ai lavoratori.

Ma cosa è stato fatto o viene fatto per fronteggiare tutto ciò?

Il governo italiano ha lavorato, presso il parlamento europeo, per l’allargamento della Green Lines per la libera circolazione dei lavoratori agricoli stagionali e dei migranti e ha anche ipotizzato la realizzazione di sportelli informatici per l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. In molti hanno lodato queste iniziative ma in realtà i numeri di domande di presentazione per il lavoro in Puglia sono state solo 2871 (anno 2019-2020). Da cosa deriva questo fallimento? Dal comma 2: il requisito necessario era la scadenza del permesso di soggiorno prima del 30 ottobre 2019. Numerosi sono stati gli esclusi. Se questa operazione puntava a regolarizzare gli immigrati in realtà non è riuscita nell’intento. Solo i nuovi arrivati potevano fare domanda di lavoro e, invece, a chi era sul suolo italiano da più tempo (con il permesso di soggiorno scaduto) non era concesso.

La Regione Puglia ha adottato una strategia, non molto gradita alle mafie, ovvero la “Disciplina in materia di contrasto al lavoro non regolare”. Attraverso di essa si individuava “il fabbisogno di lavoro per ettaro-coltura e/o per capo di bestiame adulto allevato”. Questa operazione voleva individuare la presenza eventuale di lavoratori a nero. In Italia si contano più di duecento mila migranti senza documenti di soggiorno ma il Paese non si ferma per fronteggiare tutto ciò. La Federazioni dei Lavoratori, le Confederazioni Generali italiane del lavoro (FLAI, CGIL), Confederazioni Italiane sindacati lavorati (FAI, CISL) ecc. operano per fronteggiare lo sfruttamento lavorativo, per l’inclusione sociale, lavorativa e sanitaria.

Le iniziative di risoluzione vedono impegnate anche FLAI e CGIL, propongono un salario minimo di 12 euro l’ora per gli occupati nella prima fase (semina/raccolta). Questa cifra, secondo gli esperti, dovrebbe diminuire lo sfruttamento soprattutto nelle prime fasi di raccolta dove il caporalato è più diffuso.
Inoltre il Parlamento ha approvato la legge 29 ottobre 2016, n. 199 per contrastare al meglio il caporalato. Questo provvedimento è formato da 12 articoli che introducono sanzioni per i datori di lavoro, l'arresto in caso di flagranza di reato e l'adozione di misure cautelative per contrastare il fenomeno.
L'Unione Europea, invece, dal 2017 ha messo a disposizione dei Fondi per il contrasto al lavoro sommerso, allo sfruttamento lavorativo e caporalato. Questi sono destinati alla messa in atto di un piano di azione e di sostegno per far sì che il lavoro sommerso diminuisca. Alcune azioni prevedono degli aiuti diretti nei confronti di: datori di lavoro, dipendenti e acquirenti.
Nei confronti del datori di lavoro, l'UE parla di semplificare la burocrazia; per i dipendenti prevedono un sostegno al reddito; per gli acquirenti sgravi e riduzioni fiscali.

Importante adesso è andare incontro ai braccianti e ai migranti. L’obiettivo primario deve essere proprio questo: riqualificare i lavoratori sfruttati e dare loro dignità.

Fonte: Università della Calabria: Rapporto Puglia - migranti agricoltura open fields.

Anna Maria Anna Maria Papapietro - Studentessa SCOPSI Università degli Studi Aldo Moro di Bari.