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GENERAZIONE Z: IL FUTURO VESTE GREEN

Ribelle come il pianeta in cui vive, la Generazione Z si dimostra essere la più attenta al cambiamento climatico. Sono proprio i giovanissimi ad occuparsi maggiormente del climate change, manifestando la necessità di azioni concrete ed immediate per ostacolare e limitare il problema che minaccia la Terra. A confermarlo è la “Deloitte Global 2021 Millennial and Gen Z Survey”, un sondaggio condotto da Deloitte su oltre 23.000 intervistati in tutto il mondo (800 in Italia) dal quale è emerso che la questione climatica è al primo posto tra le preoccupazioni dei nati tra il 1995 e il 2003. Come la Gen Z contrasta il cambiamento climatico? Con la sostenibilità.  Entrato nel linguaggio comune a partire dalla definizione proposta nel rapporto Brundtland (WCED, 1987), il termine indica lo sviluppo sostenibile, un peculiare archetipo di crescita economica adatto a soddisfare le richieste delle nostre società in termini di benessere a breve, media e soprattutto lunga durata. Il perno dell’idea di sviluppo sostenibile sta nell’accentuare la necessità di un cambiamento potenziale della visione del rapporto tra attività economica e mondo naturale, sostituendo il modello economico della crescita quantitativa, con quello del miglioramento qualitativo, come strumento per l’avanzamento prossimo.

I giovani consumatori preferiscono tutto ciò che è green, scegliendo e acquistando prodotti bio ed ecologici, “influenzando” così le tendenze del mercato – soprattutto dal punto di vista etico. Sono sempre di più i brand che si mostrano sensibili alla problematica ambientale. Dai Luxury Brand alla Fast Fashion, la sostenibilità è uno dei pilastri fondamentali per i colossi della moda. Un’abitudine consolidata tra i componenti della generazione green è quella della Second Hand Fashion. La passione per il passato e per il revival non è certamente un segreto. La pratica dell’acquisto di seconda mano è ormai sempre più diffusa e apprezzata dai giovanissimi. La magia di donare nuova vita ad un capo, la curiosità di possedere ciò che precedentemente apparteneva ad altri, ma soprattutto la possibilità di trovare dei capi di lusso a prezzi decisamente più bassi – facendo dei veri e propri affari - fanno di questa inclinazione una tendenza. Si tratta decisamente di un’abitudine salutare per il Pianeta, che aiuta a limitare l’overconsumption e a ridurre gli sprechi.  Da uno studio di Greenpeace del 2015 è emerso come solo nei guardaroba tedeschi ci fossero più di cinque miliardi di capi di abbigliamento. A favorire la nuova predisposizione all’acquisto di capi second hand, è in continuo aumento la presenza di app e piattaforme sulle quali è possibile portare a termine acquisti di seconda mano.

Di grande aiuto in questo contesto, sono le collezioni “eco-friendly”.  Rappresenta la novità tra i brand di moda popolari, la quale si concentra su prodotti in cotone biologico economico. Collezioni “sostenibili” con marchi propri aspirazionali come “Wear the change” di C&A, “join life” di Zara o “CONSCIOUS” di H&M presentano capi modesti da un punto di vista economico e una limpida consapevolezza ambientale. I vari brand stanno investendo sul fatto che i consumatori sono sempre più attenti ad acquistare merci provenienti da una produzione bilanciata ed ecologica. Un passo avanti verso la sostenibilità è senza dubbio l’incremento dell’utilizzo di cotone biologico poiché nel produrlo non è possibile ricorrere all’alterazione genetica o a pesticidi sintetici. Emblematica è stata la campagna “Detox My Fashion” nel 2011, con la quale Greenpeace si è asserita l’impegno di circa 80 imprese complessive nel campo fashion per rimuovere gli agenti chimici dannosi.

L’urgenza climatica dovrebbe spingere i governi europei ad incentivare maggiormente la produzione sostenibile nel settore della moda, stanziando maggiori fondi destinati ad aziende virtuose ed eco-friendly. Anche il consumatore dovrebbe essere informato e sensibilizzato mediante i maggiori canali di comunicazione, attraverso campagne incisive e coinvolgenti ai fini della “normalizzazione” delle pratiche economiche circolari. Sarebbe di grande impatto mediatico dare un volto alla moda sostenibile coinvolgendo personaggi noti dei giorni nostri che comprino realmente di seconda mano. Un altro modo per facilitare gli acquisti all’insegna dell’usato sarebbe sicuramente il potenziamento delle applicazioni apposite già esistenti nella sfera digital, rendendole più accattivanti e di facile utilizzo.

Quale sarà il colore di tendenza nel futuro? Sicuramente (anche) il verde. Stay foolish. Stay green.

A cura di: ELISABETTA GISSI, studentessa SCOPSI, Università degli studi  "Aldo Moro" di Bari, ARIANNA BARRA, studentessa SCOPSI, Università degli studi "Aldo Moro" di Bari.

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