
È una storia vecchia come il mondo, uomini e donne faticano ad avere un rapporto alla pari, e negli ambienti lavorativi, dove l’ambizione trova terreno fertile, questo sembra essere ancora più accentuato. Qualunque sia l’ambito lavorativo, la storia sembra sempre mostrarci uomini che ricoprono ruoli di leadership e donne costrette a restare un passo indietro, mai più avanti, mai al fianco. Infatti, il maschilismo insito nelle nostre società ha sempre messo sotto i riflettori gli uomini oscurando le donne - anche quando queste erano capaci (almeno) tanto quanto i loro colleghi maschi.
Tuttavia, i movimenti femministi hanno aperto alle donne scenari di carriera promettenti, che però si sono schiantati contro l’ormai sfortunatamente familiare “soffitto di cristallo”. Questa espressione, introdotta negli anni ‘80, indica tutti gli ostacoli che una donna, solo perché tale, deve affrontare nella sua carriera lavorativa. Perché sì, essere una donna ambiziosa vuol dire essere ostacolata più di quanto possa accadere se sei un uomo. Tuttavia, la storia recente ci ha mostrato che le donne ce l’hanno comunque fatta, seppur con molta più fatica. Da Margaret Thatcher alla contemporanea Theresa May, passando per l’italianissima sindaca di Roma, Virginia Raggi, le donne sono riuscite ad ottenere ruoli di potere, dimostrando anche di saperli difendere con molta abilità. Questa più che positiva tendenza, però, ha incontrato un nuovo ostacolo: infatti, nel 2004, dal concetto dell’indistruttibile soffitto di cristallo, viene coniata l’espressione “scogliera di cristallo”.
Si chiama così la tendenza a voler affidare alle donne la gestione di situazioni lavorative di crisi in cui il rischio di fallimento è molto più elevato; e i casi che abbiamo appena citato ne sembrano esempi concreti che si protraggono nel tempo. Insomma, sembra di essere nuovamente al punto di partenza, benché recenti ricerche (per esempio “Women Business del 2020”) dimostrano che nel 2020 le donne senior manager sono circa il 20% (rispetto al 15% del 2019), registrando l’Italia registra un incremento di 4 punti, passando al 28% di donne con una0 leadership. Ma vediamo la situazione più da vicino. Interessante in tal senso è la discussione che si è tenuta nel dibattito per il forum “Europe 4 Future” sul gender gap, per cui sono intervenute Silvia Spinelli, Coordinatrice della Commissione delle Pari Opportunità della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, e Isabella Frigerio, Presidente di “Women in Surgery” e componente del “Board di Donne Leader in Sanità”. Si è parlato di disparità di genere, in particolar modo nel settore medico-sanitario, con un focus accesso sulla chirurgia.
Le considerazioni tratte sono molto in interessanti e mostrano come il tetto di cristallo sia ancora esistente specialmente nell’ambito chirurgico, in cui è più rappresentata la componente maschile. La leadership femminile in questo settore sembra oscillare dal 4 al 9% dei casi, una statistica veramente preoccupante. Ma a quanto pare, il problema non è tanto numerico quanto di possibilità di fare carriera, sempre più rare per vari motivi - dal mero pregiudizio alla mancanza di modelli femminili a cui ispirarsi. Entrando più nel merito, i problemi principali sembrano legato al training e al mentoring, in cui si tende, quasi sempre, a previlegiare studenti maschi, continuando ad escludere le donne. È un vero e proprio problema di sistema confermato dai numeri: infatti nel settore medico, le donne laureate rappresentano il 60% percento, una prevalenza numerica che non è confermata a livello pratico. Eppure, se bene guardiamo abbiamo il tempo e i dati per poter evitare questo gap, ma nessuno interviene in queste falle di sistema che creano un disservizio, anche verso il futuro.
Di donne chirurghe che sono figure di riferimento ce ne molto, ma non hanno visibilità perché non arrivano a ricoprire posti di leadership. Ma se estendiamo il dibattito, la questione si fa sempre più chiara e limpida: benché si siano registrati notevoli passi in avanti per sfondare il soffitto di cristallo, ancora oggi, in molti incarichi lavorativi si considera maggiormente la figura maschile rispetto a quella femminile. Numerosi i provvedimenti presi, soprattutto di recente, per sfondare ormai questo ostinato soffitto. In particolare, la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, sostiene che quest’anno ci saranno dei cambiamenti significativi riguardo lo stallo che finora ha impedito la creazione di una legge comunitaria per aumentare le donne nei consigli di amministrazione. Infatti, essa afferma che, se si ha una parità di genere nella rappresentanza, ci saranno maggiori benefici. Perciò bisogna considerare il talento sia dell’uomo che della donna per poter far crescere l’Europa.
La Francia si è dimostrata disposta ad eseguire questa proposta di legge, in quanto la questione è rimasta in sospeso per molti anni dato che la Commissione Europea aveva proposto questa direttiva nel 2012 ma alcuni Paesi, tra cui la Germania e alcuni stati nordici e baltici si dimostrano in disaccordo, poiché sostengono che la questione sarebbe di tipo nazionale e non comune. La Germania, infatti, ha già definito quote di genere nei consigli di amministrazione, mentre la Norvegia è stato è stato il primo Paese ad introdurre le quote 'rosa' nei consigli di amministrazione e la Francia è il Paese europeo in cui c’è la più alta percentuale di donne nei consigli di amministrazione. La proposta europea a cui fa riferimento Von Der Leyen riguarda una presenza di una certa percentuale delle società quotate in borsa, che sarà diversa per le società più piccole. Le aziende quotate che non riusciranno a garantire la parità tra uomini e donne non subiranno delle sanzioni, ma dovranno spiegarne i motivi.
Oggigiorno, con le molte situazioni problematiche che l’Europa sta vivendo, gli Stati dovrebbero restare uniti l’uno con l’altro, mostrandosi compatti. Inoltre, l’Europea si deve dimostrare vicina ai suoi cittadini in ogni circostanza, soprattutto aumentando i posti di lavoro, creando nuove iniziative rivolte ai giovani e permettendo loro di studiare attraverso borse di studio, in quanto quest’ultimo è un diritto importantissimo che garantisce a tutti la possibilità di raggiungere i propri ideali.
Solo in questo modo noi cittadini europei potremo definirci tali ed esserne orgogliosi.
Scritto da: Giusy D'amati, studentessa SCOPSI, Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari; Michele Loforese, studente SCOPSI, Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari; Francesco Sgobba, studente SCOPSI, Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari.