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In Europa chi scrive dei rapporti tra mafie, corruzione e politica muore!

di Vincenzo Musacchio

Sono tante le persone assassinate che hanno osato parlare e approfondire il tema dei rapporti tra mafie, corruzione, politica e finanza. Una combinazione di poteri molto pericolosa e ancor più letale quando resta nell’ombra. Motivo per il quale mi sembra doveroso portare alla luce le tante personalità che, pur avendo sacrificato la loro vita per adempiere il loro dovere, sono tuttora dimenticate.

In Olanda, Peter R. De Vries, ucciso a 64 anni, con cinque colpi di arma da fuoco, in un agguato nel centro di Amsterdam. Durante la sua carriera aveva risolto diversi casi di omicidio e sequestro di persona. Si occupava di cronaca nera per la carta stampata e per la tv. Noto per i suoi reportages sulla malavita olandese, qualche giorno prima dell’agguato aveva ricevuto la notizia di essere finito sulla lista nera di un criminale latitante.

In Armenia, Tigran Naġġalyan, ucciso a soli 46 anni con un colpo alla testa il 28 dicembre 2002 a Erevan soltanto perché aveva osato scrivere delle collusioni tra politica e gruppi paramilitari.

In Bielorussia, Aleh Bjabenin, di soli 36 anni, co-fondatore e direttore del sito web di opposizione politica “Charter 97”, è stato trovato impiccato all’interno della sua abitazione estiva a Minsk il 3 settembre 2010. Tra le tante inchieste, si occupò anche di corruzione in ambito governativo e di violazioni dei diritti umani.

In Bulgaria, Bobi Tsankov, che si è interessato con inchieste mirate dei crimini legati alla mafia bulgara. Per questo suo interesse è stato assassinato nel centro di Sofia il 5 gennaio 2010 a soli 30 anni.

Viktorija Marinova, una giornalista televisiva che stava cercando di fare luce su un sospetto caso di corruzione legato all’attribuzione dei fondi europei, è stata violentata e uccisa il suo cadavere è stato ritrovato il 7 ottobre 2018 anche lei giovanissima a soli 29 anni.

In Grecia, il giornalista investigativo Sokratis Giolias, ucciso il 19 luglio 2010 ad Atene prima che riuscisse a pubblicare i risultati di un’indagine sulla corruzione nel Paese ellenico.

Giorgios Karaivaz stava indagando su alcuni funzionari corrotti del governo greco e sulla criminalità organizzata quando, in pieno giorno, è stato assassinato a colpi di pistola da due killer.

In Irlanda, la giornalista Veronica Guerin, nota per la sua lotta al narcotraffico, uccisa dai cartelli della droga il 26 giugno 1996.

In Kazakistan, Gennady Pavlyuk, caporedattore di “Bely Parokhodè” morto il 22 dicembre 2009 per essersi occupato di collusioni tra politica e finanza.

In Kosovo, il giornalista Bardhyl Ajeti, morto il 28 giugno 2005 in un ospedale di Milano dopo che ha sostenuto una campagna anticrimine delle autorità internazionali per arrestare ex membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo.

In Lituania, il giornalista Vitas Lingis, editore del quotidiano Republica, che stava investigando sui casi di corruzione politica da parte delle mafie lituane.

A Malta, la giornalista Daphne Caruana Galizia, che aveva apertamente condannato la corruzione della politica maltese, è stata uccisa il 16 ottobre 2017 in un attentato da un’autobomba.

In Polonia, il giornalista investigativo Łukasz Masiak, ucciso il 14 giugno 2015, si occupò di molte questioni controverse, che spesso riguardavano uomini d’affari, traffici di droga e mafie.

In Slovacchia, il 25 febbraio 2018, il giornalista investigativo slovacco Ján Kuciak e la sua fidanzata, trovati morti nella loro abitazione in Slovacchia occidentale. Il giornalista si era occupato di casi di corruzione e truffe riguardanti l’assegnazione dei fondi dell’Unione europea, e prima di morire stava lavorando a una bozza per una storia che avrebbe collegato degli esponenti del governo del Primo ministro Robert Fico a degli uomini d’affari italiani della ‘ndrangheta.

In Ucraina, Igor Aleksandrov, direttore dell’emittente radiotelevisiva di “Slov’jans’k TOR”, morto per le ferite riportate il 3 luglio 2010 quando quattro uomini lo hanno pestato nel suo ufficio con delle mazze da baseball. I media locali hanno suggerito che il movente dell’aggressione possa essere ricondotto alle investigazioni portate avanti da Oleksandrov su corruzione e criminalità organizzata.

Vasil’ Kliment’jev, giornalista investigativo e direttore del giornale di Charkiv “Novy Stil” che stava indagando su dei casi di corruzione, scomparso ad agosto 2010. La polizia ritiene che sia stato ucciso.

In Turchia tantissimi giornalisti sono uccisi o rinchiusi a vita nelle carceri turche non appena osano parlare di corruzione e criminalità. Nel terzo millennio è assurdo pensare che un giornalista debba essere ucciso per il proprio lavoro. Purtroppo sta succedendo di nuovo ciò che accadde in Italia a Peppino Impastato, Pippo Fava, Mario Franzese, Mauro Rostagno, Beppe Alfano, Mauro De Mauro, Giancarlo Siani e a tanti altri giornalisti che hanno semplicemente svolto il loro lavoro con onestà e senso di verità. In Europa si sta vivendo un brutto periodo e a noi tutti deve arrivare un segnale ancor più deleterio: parlare di mafie è pericoloso, si rischia la vita!

VINCENZO MUSACCHIO – Giurista, criminologo e docente di diritto penale. Associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra.

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